domenica 16 maggio 2010

SEZIONE E - NARRATIVA EDITA

1° Premio Ex Aequo
Valter Frazzoli "Omicidio alla Cadè" ed. Elis Colombini


Opera molto apprezzabile sul piano narrativo e linguistico. L’Autore, Valter Frazzoli, ha saputo mediare il linguaggio con l’epoca rappresentata, senza però trascurare l’immediata comprensione dello scritto. Trattasi della narrazione di vicende complesse, ricche della suggestione impressa da un periodo, quello rinascimentale, assai vivace: giochi di potere, trame oscure, crudeltà amorose che potevano costare la vita per una questione d’onore; il ruolo dei potenti nel manipolare la vita della piccola gente.
Narrazione che ben esprime il segno di segretezza, di oscurità indispensabili per vivere, con prudenza, in quei tempi. Scampare a ire che, come si scoprirà, travolgeranno alcuni dei numerosi e variegati personaggi. Costoro balzano fuori dalle pagine del romanzo vivi e scalpitanti e attraggono il lettore solleticando un certo spirito di parte.
                                        Anna Maria Gallo

1° Premio Ex Aequo
Maurizio Asquini "Dio ingannatore"
                                 ed. MPM Libri

Una breve storia, svolta nell’arco dell’infanzia di un bambino, che nell’intensità e nella molteplicità degli avvenimenti, vale quanto una vita intera.
La narrazione avviene in prima persona e il ragazzino può narrare o riferire soltanto dalle cose personali, fin dove si spinge il suo sguardo, cose di cui è testimone egli stesso. Un ragazzino “semplice” ma sveglio, che sa notare molte cose e intuirne altre. Diligentemente va a scuola e svolge i lavori di casa per aiutare la sua mamma. Ma verrà il giorno in cui Gabriele perderà la madre, da tempo malata. Attorno a lui si affolleranno difficoltà che potrebbero essere dure da superare, ma qualcuno, un uomo, crederà in lui e lo salverà. E’ una storia dal taglio inconsueto, a tratti persino tenera.
Buona scrittura, chiara e diretta che si fa immediatamente apprezzare.
Anna Maria Gallo

2° Premio
Leonardo Bonetti "Racconto d'inverno" ed. Marietti 1820

Un viaggio o la prosecuzione d’un viaggio. Non siamo tutti viaggiatori, talvolta senza una meta, come questo sbandato in fuga dalla guerra, che si trova ad atterrare in una strana casa, accolto da un ospite più strano ancora.
Un viaggio che diventa viaggio dentro di sé, incoraggiato dal giovane canuto che appare e scompare per lasciare il posto ad una sorella reale/irreale (o potrebbe essere l’uno il doppio dell’altra?). Il contrario di tutto, ma solo ai suoi occhi, parrebbe dargli testimonianza d’una realtà sfuggente.
Ma nel suo addentrarsi, ad andar per sotterranei, cantine della casa dove si odono gorgoglii di acque sotterranee e invisibili (talvolta) vien facile pensare a “La caduta della casa degli Ushers”, fratello e sorella legati da un sentimento morboso, guardiani anch’essi di una casa che va scivolando sempre più giù in un magma indecifrabile, verso la fine. Edgard Allan Poe aveva iniziato ad avvertire la presenza dell’irreale, terribilmente reale perché sempre presente tra noi. Morti/vivi, esistenze vere nel loro aggrapparsi a esistenze di altri corpi materiali.
Romanzo interessante, stile accattivante e coinvolgente, che provoca poco alla volta, un insensibile aumento della tensione, una sospensione nell’angoscia, l’irrequietezza che spinge il soldato nei suoi passi al buio, un attimo prima di intravedere la luce.
Anna Maria Gallo


3° Premio
Giuseppe Poli "Arrivato per posta" Storia di due, mille vite - ed. Il Filo

Il protagonista, Vincenzo, è un impiegato consolare che riesce a strappare un sorriso per la sua debolezza verso la moglie, ma vien forse più da compatirlo. In ufficio egli è ben più deciso, più duro e quando gli riesce di appropriarsi dell’insolito contenuto del pacco postale, che tutti rifuggono per una superstizione non facile da respingere, sembrerebbe che si sia creato un’isola personale, che abbia trovato un compagno oppure un alter-ego. O forse un desiderio di rivincita, di evasione in un giuoco di fantasticherie?
Ambientazione originale e anche insolita e realizzata a ragion veduta, poiché l’Autore, per molti anni, ha praticato l’ambiente descritto. Insolita perché invece del lustro delle ambasciate, viene proposto il lato meno prestigioso, più oscuro degli uffici amministrativi e delle pratiche noiose.
La narrazione va avanti con scioltezza, ironia e una certa eleganza di stile.
Anna Maria Gallo


Segnalazioni:

Luca Cantarelli
"L'urlo del   grano" EdiGio'


Sebbene non perfettamente compiuto, lo sforzo di rievocare il clima e la società dei primi anni '50 del secolo scorso, è notevole.
Formalmente ben scritto trascura, forse volontariamente, una fedele ricostruzione dei particolari evitando d'appesantire il modo pedantesco la ricercata fluidità di linguaggio.
il rapporto fra la fruizione pubblica ed il privato del protagonista, è trattato con delicatezza ed adesione personale.
IVO FOGLIASSO

Franco Calandrini
"Io non so fare niente" racconti
    Giovane Holden Edizioni


Sedici racconti che intendono presentare un mondo contemporaneo, filtrato da una visione particolare, quasi obliqua, tesa a svelarne più i paradossi che la quotidianità.
E' rimarcabile lo sforzo - anche se non sempre perfettamente  riuscito - di rendere semplice una narrazione complessa, obiettivo di ogni autore importante.
E' da sottolineare l'originalità delle scelte narrative operate dall'autore.
IVO FOGLIASSO

 Giuseppe Calocero    
"Il dolce sapore del cielo" Ed. Il  Filo


Cosa sarebbe la vita senza un pizzico d'utopia?
Costruire un mondo nuovo non è facile, neppure se lo si costruisce in un libro. E' questo lo sforzo che l'autore si è proposto, utilizzando un linguaggio caratterizzato da entusiasmo e costante ricerca di solarità e di ottimismo.
l'entusiasmo riesce a mitigare l'inevitabile confusione ideologica, che lo sforzo poetico supera ed intende superare.
IVO FOGLIASSO



La giuria: Anna  Maria Gallo, Ivo Fogliasso

giovedì 13 maggio 2010

SEZIONE C - POESIA EDITA

1° Premio Ex Aequo Laura Pierdicchi "Il tempo diviso"
                                   Cierre Grafica                                                                     

Il tempo diviso nell'unicità del percorso
è azione a riposo - ci si scompone
nel diverso teatro

i gesti esposti al raggio di luce
disperdono energia che si assomma
in onde fino a quasi scoppiare

poi si stende ristoro
la notte si corica adagio -
sprovveduta la coscienza
esce nuda al nostro cospetto
per un giudizio adeguato.

Il tema della morte compare come ombra ineludibile sulla soglia del sogno là dove “la coscienza si perde”.
“Il quotidiano gioco delle impressioni/seduce la mente e confonde/ogni certezza”
Quasi una tela di Penelope rovesciata questi fulminanti versi identificano e conducono come un filo di Arianna tutto il percorso spirituale-filosofico della raccolta.
Il reale e il metafisico si fondono e confondono in un’unica osmosi fluendo in un “tempo diviso” e parallelo.
Ogni poesia: un universo nel quale sprofondare con consapevolezza alla ricerca della via..
I versi fuoriusciti dai vecchi canoni codificano una modalità ben architettata da una struttura semplice e nel contempo musicale.


1° Premio Ex Aequo - Carla Cirillo
"Le nuvole non sono bianche" Campanotto editore

Jan Vermeer: "Griet, guarda le nuvole... di che colore sono?".
           Griet: "Bianco... No, non bianco. Giallo, blu e grigio,
                         sono i colori della nuvole.".
Jan Vermeer: "Adesso capisci."

          dal film "La ragazza con l'orecchino di perla"

Venni a sapere di me vedendoti.
seppi, guardandoti, finalmente chi ero.
sicura proprio della tua immagine
ritta al centro della stanza-voliera.
il mondo allora fu la tua trasparenza
disgelata sostanza.
in tasca i semi della materia profonda.
saremo sempre un poco fuori di noi
accanto, vicini, contigui. assiomatici.
la realtà potrà evaporare.
che evapori.
cercheremo o perderemo qualcosa, è lo stesso.
un numero. una sedia. le labbra.
l'apertura della gabbia.
guardale. toccale. falle esistere.                                                          


Questa raccolta si potrebbe fantasticamente definire una galleria d’arte, una mostra itinerante, un’antologia artistica, letteraria e di cultura generale.
E’ un film, una strada, una situazione, una spiegazione scientifica e altre cose ancora tradotte in parole nuove, sempre in movimento, come la nuvole che passano e si trasformano. Sempre uguali e sempre diverse.
“Le nuvole non sono bianche” è il titolo della raccolta e anche quanto sostiene Jan Vermeer, pittore olandese, dialogando con la sua domestica Griet nel film “La ragazza con l’orecchino di perla”.
“sono gialle, blu, grigie”. Anche le poesie di Carla Cirillo non hanno un solo colore come le nuvole e come le nuvole si trasformano: sempre uguali, per la coerenza del discorso e sempre diverse per la scintilla ispiratrice che le animano.
Citando un verso dalle rime di Guittone D’Arezzo “Or parrà s’eo saverò cantare” pare che anche la poetessa ponga a sé stessa la medesima domanda.
Noi crediamo che questa raccolta, canzoniere di poesie, sia la risposta positiva a questa implicita domanda.

2° Premio - Riccardo Minissi "Diario di Bordo" ED. DEL LEONE

Diario di bordo

Muoversi nella direzione Oriente-Occidente,
come l'equipaggio di un veliero
del Settecento che esplorava
gli antichi oceani alla ricerca
di nuove terre e nuove civiltà,
aggiornando i target e gli obiettivi
del viaggio virtuale,
ventimila leghe sopra i mari,
fra le contraddizioni e i problemi
del nostro tempo,
con il clima che cambia,
l'energia delle fonti tradizionali
che lentamente scompare,
guerre dimenticate che si rinnovano
anno dopo anno,
nelle foreste tropicali
e nel sud del mondo,
masse di uomini che si spostano
per sfuggire alla miseria
e andare verso un mondo migliore,
con lo spettro di conflitti di religione
come al Tempo delle Crociate,
e nuovi interrogativi che affollano la nostra mente
tenendo traccia su un diario virtuale
raccogliendo sulle ali della poesia
impessioni, suggestioni,
sogni del nuovo millennio,
allargando la propria prospettiva,
in maniera turbinosa,
con le illusioni e i pensieri
che viaggiano a mille,
innalzando gli occhi al cielo
alla ricerca dello spazio profondo.

NOTA:
Tenere un diario di bordo lungo l'itinerario della nostra vita che si svolge come un viaggio pieno di sorprese lungo le vicende del mondo.
Scenari inaspettati, eventi sorprendenti, problemi apparentemente irrisolvibili all'orizzonte del Nuovo Millenio.

“Diario di bordo” è un viaggio nel mondo, dove ogni scalo, propone una riflessione profonda a volte velata da un pizzico di nostalgia di un’antica tradizione, (inteso nella accezione più alta e poetica del termine), posta in contrapposizione con l’attuale mondo postmoderno di cui l’autore, Riccardo Minissi, che è profondo conoscitore, evidenzia con lucida analisi e traduce in poesia, (ed è qui l’importanza e l’originalità del lavoro), tutte le contraddizioni derivanti da una globalizzazione esasperata, dove l’umanità tutta, in ginocchio davanti alle ferree leggi del mercato sempre più imperante, viene trattata alla stregua di una qualsiasi merce di consumo, senza tener conto dei diritti umani calpestati e dei disastri verso i quali inesorabilmente va incontro.
A questo punto “Allora” ci dice il poeta “ci dobbiamo riposizionare in un nuovo contesto .. Seguendo nuove rotte impossibili .. Divenendo eroi e protagonisti di un nuovo viaggio al di fuori delle linee consuete …”.
Una vera ricerca dell’Itaca smarrita.

3° Premio - Eleonora Luisi "Il velo di Maya" ED. IBISKOS ULIVIERI
Il Velo di Maya*

Avvolta dall'apatia quotidiana
mi desto.
Prendo troppo sul serio me stessa.
La vita è teatro.
Recitiamo ruoli.
Ipocrisia.
Intrappolati dal velo di Maya

* Il velo di Maya è un concetto della religione induista che consiste in un "velo" metafisico illusorio che separa gli uomini dalla conoscenza della realtà e impedisce di ottenere la moksha, la liberazione spirituale, tenedoli imprigionati nel samsara, il ciclo continuo delle morti e rinascite.

Nel peregrinare del nostro mondo omologato a quei mondi altri, pure loro contaminati, l’Autrice tenta di sollevare quel velo di Maya che ci oscura l’essenza, facendoci vivere la sola apparenza che poi svanisce nell’istante stesso che appare.
Eleonora Luisi ci ammonisce che ormai “nessuno si guarda dentro” perché “non c’è tempo” anche se “in attesa di quello che … riserva il futuro”. Basterebbe forse che “la” nostra “coscienza” esplorasse “sé stessa nell’infinito divenire …”.
“Il velo di Maya” è un viaggio tra paesi e sentimenti che si intervallano e si integrano in un passo contenuto che frena la schizofrenia del nostro tempo.

Segnalazione:
Daniela Sannipoli "Rosso Fuoco" CASA EDITRICE MENNA - AVELLINO
"Me siento atraversado por la grave Y
griega (bieldo de académcos, toro del alfabeto)
y la O cual corona de tinta en mis pies".
F.G.Lorca


OMAGGIO A FEDERICO GARCIA LORCA:
Tre "erotiche" per il settantenario della sua scomparsa

Tregua

Togli
il violino dal mio letto:
voglio solo rintocchi di campane
sulla O del mio sesso;
accompagnare il tuo grido
fino all'ultima stella
e fra le braccia
il ciliegio impazzito
ubriaco di rugiada.

La giuria: Copperi Silvana, Angela Donna, Luigi Tribaudino

SEZIONE A - SILLOGE INEDITA

1 ° Premio con Pubblicazione dell'editrice Ibiskos / Ulivieri
Vanes Ferlini "Duetto" Lui e Lei: una storia d'amore come tante, cioè: irripetibile.

(Lui)
L'Incontro

Un incontro ...
la creazione di un tempo nuovo 
distrugge l'orologio dell'abitudine
Sento il profumo azzurrino 
delle tue dita,
i pennsieri fluttuano
intorno a te
anche quando non ci sei.

E' un cmoplicato marchingegno
questa storia
Senza libretto d'istruzioni
La compenetrazione dolorosa
di due sfere d'acciaio.

(Lei)
Dimmi Cosa sai del cielo

Dimmi Cosa sai del cielo,
se hai mai provato
strapparti il piombo dagli stivali
abbattere i cavalli di Frisia
buttarti a corpo morto ...
e un sorriso per aliante

Guardami, cosa vedi
oltre le siepi del silenzio,
se c'è una fuga per noi due
inondala di biglie colorate
e ogni sfera sia ricolma
del nostro umore

Quante volte dovremo morire
per trovare la nostra pelle vera,
Quante volte ci sarà permesso rinascere
senza consumare il tempo
turbando appena le sfere celesti...
e quanti sogni perduti
per inseguire il sogno

Nulla più come prima
fuori e dentro di noi.

La raccolta di poesie Duetto, di Vanes Ferlini, è un breve poemetto a due voci che racchiude una storia d’amore in quindici coppie di componimenti: la voce di lui e la voce di lei, due punti di vista, due narrazioni dello stesso intreccio di momenti, due narrazioni che procedono in parallelo, accostate sulla pagina.L’idea è originale, ma soprattutto è realizzata con grazia, bravura e sensibilità: l’io maschile esprime la sua sensibilità maschile, l’io femminile la sua sensibilità femminile, non opposta ma diversa. Ed è una bella impresa, per un singolo autore, mettere in versi due sensibilità, interpretandole con limpidezza, senza forzature. Essere nello stesso tempo uomo e donna: oltre che poeta, naturalmente.
Pure in uno spazio così breve di narrazione, la storia segue tutto il suo percorso. Si parte dalla situazione dei due prima dell’incontro: lui ha inghiottito l’inutilità di questa vita, lei è davanti alla vetrata dell’indifferenza. Entrambi sono vedono la loro vita come qualcosa di vuoto, svuotato: ho succhiato tutto il molle / e la vita, ora / è una crisalide / che mi stringe senza amore.
Poi c’è l’incontro, che è subito la creazione di un tempo nuovo, di una nuova storia, che però è anche un complicato marchingegno / … / senza libretto d’istruzioni. C’è un intreccio delle mani e della vita. C’è un destino che è creato dalla comunione: Hai creato in me / il nostro destino. Nella differenza delle sensibilità, lui ha sfumature più egocentriche, più rivolte verso l’interno; lei è più compresa nella visione dell’essere insieme, dell’amore che ha quasi vita propria: il tempo non può mangiare / lettere al nostro amore.
La storia sembra incominciare a incrinarsi proprio per un contrasto fra la tentazione di possesso di lui e l’infinità di lei e dell’amore stesso: Ma ora le mie mani / sono gabbia / troppo piccola / al tuo volo. E si inaridisce il flusso: Un fluido viveva / dentro di noi / nel primo tempo insieme. Mentre lei dice: La mia carezza non sa ragionare … / tu non sai accarezzare.
E si arriva così alla fine, anche questa vissuta in modo differente: lui racconterà agli amici curiosi che è stata una mano azzardata / che non valse la posta; lei dice: Se ci sarà altro tempo /- per noi-/ potrà essere / solo infinito.
Ecco dunque una storia d’amore raccontata con leggerezza e delicatezza in un breve componimento in versi che usa un linguaggio classico, letterario, ma nello stesso tempo vivace, quotidiano, immediato. Il ritmo segue l’andamento della narrazione, con un crescendo, una punta massima nel nocciolo della passione, e un calando nello spegnersi finale.
Un lavoro ben fatto, di gradevole lettura, che sa trasmettere sensazioni ed emozioni, scavando in ciò che accade ai due protagonisti, uniti dall’amore per il tempo che l’amore dura, ma sempre diversi, con i loro diversi sguardi e le loro diverse inquietudini. DUETTO si inserisce così nel filone eterno dei poemi d’amore: un poema piccolo, breve, ma intenso, denso e vero.

Carlo Molinaro

2 ° Premio - Marco Giampieri "L'ultima Stella"

L'ultima stella

L'ultima stella l'ho barattata con il Tempo
ancora un minuto 
ancora un sorriso
dove si può ancora chiedere tutta la vita
sul mio cammino incerto
su un filo sottile
davanti alla casa dei dubbi
sotto il sole che brucia
sotto la pioggia dei giorni.

Domani è, un'altra tappa.

Ancora Passo
in una distanza di vetro
in una tenera preghiera.

Cuore nuovo e gambe in agguato
coe un circolo infinito.
Guardo indietro e ascolto attentamente
quello che dici e vedo quello di che dici
sogno quello che dici e aspetto.

L'ultima stella
travolta dal silenzio.

La silloge canta la forza rinnovantesi dei sentimenti. In particolare di quello amoroso, inseguito e vissuto nella sua discontinuità. Amore reale che sfuma verso l’astrazione, permeato da una domanda “Mi irride il senso del reale”. Amore che nello stesso tempo da “paura e calde mani” nella “dolcissima trincea”.
Venuto per consolare con la sua carezza forse inconsistente e fugace: amore-vento di cui la tessitura lirica sa rendere però tutta la forza, anche dove la parola può apparire solita e molto usata.
Precarietà e infinito si manifestano in alternanze, così come la simbologia del tempo, della sua finitudine sul pencolare della vita.
Speranza, preghiera, gioia e anche confine, come nella poesia Il mio canone distorto, nel sentire il limite del colore e delle quieta quotidianità quando “il vento contorce il tramonto”. O il buio di una notte illune in sintonia con l’amarezza dell’amore ( poesia Le parole).
Nelle poesie si mostra una maturità felicemente espressa in compiutezza di stile. Riflessione filosofica e autocritica in cui è possibile, per molti, rispecchiarsi.
Rina D'alessandro

3 ° Premio - Anna Elisa De Gregorio "Le Stanze imperfette"

La bambina Unica
(un presente imperfetto)

Da un foglio di quaderno
a righe ha ricavato
una barchetta e un'altra
e un'altra, tutte bianche.

Affida ognuna all'acqua
sporgendosi dal bordo
nel tracciato dei Pesci
su un laghetto stellato.

Quale rotta stamane,
mio capitano? Viaggio
per cercare un fratello
con tre navi di carta.

In avventura estrema
con la mano le spinge,
barcollanti, piegate.
Gia una vela di dubbio.


Il titolo fa riferimento alla seconda delle tre parti in cui si snoda l’intera silloge.
Una silloge assai corposa, non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche da quello qualitativo. Le altre due parti hanno titolo: “Un passo che conosco” e “Le Stanze del Ventaglio”.
Sono tre tematiche che si sviluppano con grande armonia e ci rimandano ricordi, nostalgie, immagini.
“Un passo che conosco” è il viaggiare, che è metafora della vita e che si consolida non solo nel mezzo di trasporto (il treno), ma anche, nelle parole, perché le parole sono esse stesse un mezzo per il viaggio.
L’imperfezione connota “Le stanze (appunto) imperfette”, o meglio il pensiero centrale dell’Autrice sulla vita, che, tra l’altro, comprende le poesie più belle ed evocative.
E il “Ventaglio”o meglio le sue Stanze, completa con l’effimero, la trilogia interpretativa del valore della vita.
Tutto ciò espresso con molta proprietà e dimostrando una base culturale notevole, introitata e rivissuta in modo estremamente personale.
Sergio Notario

Segnalazioni:
Francesca Parisi "Epitalamio zoomorfo"

Batracomiomachia

Nel paese di cuccagna
topi vendono coni
e pinoli per la cince,
e rane elettrificano l'aria
intermittente
di una balera estiva.

Ivan Fassio "Fuori Fuoco"

Planava l'angelo
Velato di Bianco, indifferente,
Sul congelato desiderio.

Gesticolava la madre
Alla finestra, radunava
In ordine i compiti
Da fare, gli oggetti da salvare.

Mischiava le carte
Il mago, attento barare
Nella pena generale,
Nel giudizio universale.

La Giuria: Rina D'alessandro, Carlo Molinaro, Sergio Notario

giovedì 6 maggio 2010

SEZIONE B - POESIA INEDITA

1 ° PREMIO - Pierino Pini "Ciaciarada a la luna "
                                                                     
Ta arde ardès, luna sbiaìda;
ma ta ricorde
coi culùr che ta ghìet
nèle storie de mé bubà
quand mé, amo picinì,
scultàe intento sò le parole
che spusàa de tabàch.
Sentàt zò i sò zonocc
vardàe i so dì piè de gròp
masnà du mucì,
pò el lecàa  'na cartina
e 'l sa pustàa
la sigarèta tra j-aer
che parìa scòrsa de mur.
Con la bràza en de 'na mà
el fàa de riciàm ai luzarì
che me sercàe de ciapà
isé curìt en mès a l'éra
e finìe semper tra i sò bràs
prònt a dindulàm.
Nèle sere d'istà, pustàt a 'n predù,
el cuminciàa a cuntà le solite storie
che 'l giràa e 'l pirlàa
per dàga ogni olta en saurì diferènt
e j'era asé poche parole
per fa vulà la fantasia.
Quàncc quàder puturàt
sol scur de la nòt
col penèl de l'imaginasiù ...
'Na sera, però, el a sumeàa diferént:
co' la facia rapìda 
e j-occ saràcc
el ma cuntàa del mé dumà ...
Ta àrde ades, luna sbiaìda;
ma quàncc agn che gh'è pasàt ...
Adès, en mes a l'éra,
gh'è restàt apéna en predù,
en pér de scarpe ècie,
el ciar dei luzarì
e l'udùr ... l'udùr de dù mucì.

Chiaccherata Alla luna

Ti guardo ora, luna sbiadita;
ma ti ricordo
con i colori che avevi
nelle storie di mio padre
quando io, ancora piccolo,
ascoltavo attento le sue parole
che odoravano di tabacco.
Seduto sulle sue ginocchia
guardavo le sue dita nodose
macinare due mozziconi,
poi leccava una cartina
e si appoggiava
la sigaretta tra le labbra
che sembravano scorza di gelso.
Con la brace in una mano
faceva da richiamo alle lucciole
che io cercavo di catturare
correndo in mezzo all'aia
e finivo sempre tra le sue braccia
pronto a dondolarmi.
Nelle sere d'estate, appoggiato ad un masso,
iniziava a raccontare le solite storie
che girava e rigirava
per dar loro ogni volta un sapore diverso
e bastavano poche parole
per far volare la fantasia.
Quanti quadri ho dipinto
sul buio della notte
col pennello dell'immaginazione ...
Una sera, però, mi sembrava diverso:
con il volto assorto
e gli occhi chiusi
mi raccontava del mio domani ...
Ti guardo ora, luna sbiadita;
ma quanti anni trascorsi ...
Adesso, in mezzo all'aia,
sono rimasti appena un masso,
un paio di scarpe vecchie,
il lume delle lucciole
e l'odore ... l'odore di due mozziconi.

Attraverso i ricordi di un bambino l’Autore con estrema efficacia e maestria stilistica, ci fa “entrare” nella sua memoria e in un mondo che non esiste più.
La potenza poetica di questi versi scritti in dialetto è tale che anche in lingua italiana hanno la stessa valenza: quella di evocare e trasportarci quasi stessimo lì fisicamente in quel cortile a vedere la luna a sentire l’odore dei mozziconi di sigaretta.


2 ° PREMIO - Niccolò Andrea Lisetti - "OGNI Volta Che Scrivo"


ogni volta che scrivo
questo foglio di carta
si trasforma in uno specchio:
non posso far altro
che trascrivere gli occhi,
ricopiarmi le mani,
ricomporre l'intero volto,
fino a quando mi accorgo
che mi sto scrivendo addosso;
allora, scopro che la faccia cambia,
che sono io che la muto,
ma secondo linee che non conoscevo.
quando e successo?
quand'è che lo specchio
ha smesso di riflettermi?
quali luoghi mostra,
che la mia mano tanto asseconda?
quello che so,
è che mi scrivo e mi riscrivo,
non c'e poesia
che possa lasciarmi intatto;
le mie rinascite, aal sapore di sussurro,
della marea hanno l'andamento:
l'Inchiostro è la sua acqua
e quando si ritira,
sulla sabbia,
restano solo frasi
L’autore si interroga sul mistero della sua scrittura “non c’è poesia che possa lasciarmi intatto”.
Trovando svariate risposte, intense emozioni, ripensando il tutto dietro un velo di malinconia e attraverso figure o analisi anche feroci, l’enigmaticità del proprio destino.
“sulla sabbia restano solo frasi

3 ° PREMIO - Giorgio Bianchini"SI chiamava Giacomo "

Pestava con lena il martello.
Il ritmo dei colpi
avvolgeva gli affanni
assopiti dal profumo di calce.

Quel giorno
il ponteggio traballò
come la barca dei pescatori.

Gli occhi non riseropiù

Ha una stagione
il sole dei morti?

Era di sabato.
il mercato vicino:
le donne, i bimbi, i rumori
erano tutti lì sotto.

Giacomo è leggero,
sebra una nube.

Io grido "No, Giacomo,
non cadere, resta, aggrappati,
risali, presto, torna su! "

Il paradiso è in alto
e Giacomo sale.

S'alza, s'alza, s'alza ancora.

Passando sfiora la mia angoscia.
Non un verso, non un  sospiro.

Lo vidi cadere.
Lo vedo cadere.
Lo vedrò sempre cadere.

Giacomo si chiamava.

Era un muratore.

L’Autore con un buon ritmo ci porta nella cronaca quotidiana delle morti sul lavoro.
Fa riflettere il lettore usando le parole in maniera simbolica non dimenticando di essere poeta “Giacomo è leggero sembra una nube”
Riuscendo a essere essenziale ed incisivo senza finire mai nella retorica.
Svolgendo così uno dei ruoli che la poesia deve avere, quella di guardarsi intorno e veicolare le problematiche del lavoro e sociali. 

Premio Er Pupo - Poesia Satirica
Loredana Simonetti "La bbadante"


Piagne forte e disperata
e s'abbraccia 'sto vecchietto
già vestito e steso al letto.
Certo, è proprio affezzionata:

lo curava con amore
lo lavava, lo imboccava,
je faceva "m po' da schiava,
lo teneva 'no splendore!

'Sta Polacca è ita a Roma
pe trovasse 'n lavoretto:
ha assistito 'sto nonnetto
pure se c'ha 'm ber Diploma.

Quanto piagne 'sta ragazza;
la conzolo e provo a dire:
"Se l'anziani còi accudire,
devi fatte 'na corazza!"

L'occhi rossi, sconzolata
S'arza, e dice lentamente,
co la voce''m po'struggente:
"Posso? io telefonata?"

"Certo certo, chiama pure".
Parla piano, a voce bassa,
sotto a 'r peso de 'sta croce
e de tutte 'ste sciagure ....

"Sono adesso liberata,
se vuoi presto di mattina,
io pulisco tua cucina."
S'è ggià bella e sistemata!

Io la pago e la rispetto
ma sta qui pe 'lavorare:
m'ero illusa de comprare
sia il lavoro che l'affetto. 

Con amara ironia che è anche intrinseca nell’ uso del dialetto Romanesco, l’Autrice affronta le problematiche dei rapporti umani, legati al mondo degli anziani e del fenomeno sociale delle migrazioni femminili dai paesi dell’EST ai paesi dell’Ovest Europeo e descrive con semplicità, ma in maniera efficace la situazione odierna, di molte persone anziane sole e delle donne che le assistono, lontano dai loro affetti: sono solitudini che a volte si incontrano. L’autrice osserva e ci fa sorridere.

Premio M. T. Bignelli - Poesia d'Amore
Leo Losapio "2004/11/12"

Sei posata
su una linea
invisibile
flessibile
che intorno mi ruota
imprevedibile
e scorri
silenziosamente,
avvicini il mio volto
te ne discosti
dolcemente,
mi sfiori di baci
e ti soffermi nei pressi
osservandomi
tu,
nudità ideale.
Scarica è l'essenza
irrangiungibile
che c'accomuna
in brevi istanti 
d'intima contemplazione
e stabile scatena 
imminente
complice passione
inebriante.
Una limpida incantata poesia d’amore. Con la forza delle parole, il poeta, fissa istanti e sensazioni irripetibili e dirompenti come l’amore di cui scrive.

Premio G.E.T. - Poesia Ecologica - Alberto Nessi 
"Lettera all'uomo della Terra"

Perchè mi stupri spesso
Tu, Uomo del duemila
e sei così violento
con me, che Ti son madre?

Mi uccidi giornalmente
e mi avveleni sempre
qual fossi la matrigna
malvagia dei racconti
per bimbi del passato ...

Eppur ti do dimora,
Ti nutro, Ti disseto,
ristoro il corpo tuo
e la Tua mente stanca;

Ti sazio di bellezza,
Ti avvolgo di stupore,
Ti ho accolto con amore
fin dai Tuoi primi passi.

Vorrei farTI ricrescere,
ma il tempo si consuma:
lavora contro di noi
e sei così immaturo!

Speriamo che il futuro
ridoni a Te saggezza,
Sia gravido di senso
e Ti riporti indietro,
di nuovo, nel mistero
del fiume della vita,

O figlio delle stelle,
amato e poi temuto,
fra orrori e cose belle.

L’autore fa prendere coscienza ai lettori del rapporto tra l’uomo e la terra madre che oggi, purtroppo, spesso, troppo spesso, è fatto solo di profitto e bieco sfruttamento della risorse naturali.

Premio Speciale della Giuria
Rita Bompadre "Appunti di Viaggio "

Lungo le strade aperte dalle partenze
ti immagino ad ogni tuo cammino
giungere al cospetto di ogni pena
allontanando miserie oscure
in soffusi, dispersi itinerari di frontiera
con il passo felpato di chi ti segue
intorno alle direzioni deviate dalla bellezza e
rincorre mille chilometri di attraente autonomia.
Ma ogni luogo è solo dentro di te
mentre sorseggi amabili incandescenze e
ritrovi tra le nude pareti silenziose
di ogni rifugio estetico
la percezione avvolgente della vicinanza,
assorta, accanto ad ogni Café de la nuit ...

Attraverso parole altamente liriche e struggenti l’autore ci fa vivere in attesa di luoghi e persone che riconducono sempre alla bellezza della scrittura poetica.

Segnalazione: Andrea Lisetti Niccolò
"Ascolto le parole perdute"

Ascolta: la senti?
la pioggia passa sulle canne,
entra col suo ritmo da ipnosi:
sara facile, seguendone il corso,
ritrovarsi nel sogno, come portati dalla piena.
La pioggia che cade nel bosco
porta in grembo parole battenti,
Sempre vissute nel silenzio:
queste piccole,
sono quelle che non ho detto, 
povere mute, senza scelta,
che ho reso bocche senza lingua,
eppure, nonostante me,
la parola non teme il silenzio,
come un bimbo non teme un prato:  
più è grande, piu il suo gioco sarà grande.
parola muta, la pioggia ti ha dato una voce:
non è un parlare,
non è un silenzio,
ma fosse anche soltanto un mormorio 
di una preghiera che non si riesce a dire,
con una voce,
si chiama sempre qualcuno.

nel bosco,
ora  le foglie sembrano carta:
il vostro temporale, parole,
Le inzupperà di un'invisibile grafia,
prima di portarle sotto terra,
perché le parole perdute
non le può leggere nessuno

Ascolta: le senti?


LA Giuria: Enrico Mario Lazzarin, Maria Luisa Colombini, Donatella Moreschi.