giovedì 6 maggio 2010

SEZIONE B - POESIA INEDITA

1 ° PREMIO - Pierino Pini "Ciaciarada a la luna "
                                                                     
Ta arde ardès, luna sbiaìda;
ma ta ricorde
coi culùr che ta ghìet
nèle storie de mé bubà
quand mé, amo picinì,
scultàe intento sò le parole
che spusàa de tabàch.
Sentàt zò i sò zonocc
vardàe i so dì piè de gròp
masnà du mucì,
pò el lecàa  'na cartina
e 'l sa pustàa
la sigarèta tra j-aer
che parìa scòrsa de mur.
Con la bràza en de 'na mà
el fàa de riciàm ai luzarì
che me sercàe de ciapà
isé curìt en mès a l'éra
e finìe semper tra i sò bràs
prònt a dindulàm.
Nèle sere d'istà, pustàt a 'n predù,
el cuminciàa a cuntà le solite storie
che 'l giràa e 'l pirlàa
per dàga ogni olta en saurì diferènt
e j'era asé poche parole
per fa vulà la fantasia.
Quàncc quàder puturàt
sol scur de la nòt
col penèl de l'imaginasiù ...
'Na sera, però, el a sumeàa diferént:
co' la facia rapìda 
e j-occ saràcc
el ma cuntàa del mé dumà ...
Ta àrde ades, luna sbiaìda;
ma quàncc agn che gh'è pasàt ...
Adès, en mes a l'éra,
gh'è restàt apéna en predù,
en pér de scarpe ècie,
el ciar dei luzarì
e l'udùr ... l'udùr de dù mucì.

Chiaccherata Alla luna

Ti guardo ora, luna sbiadita;
ma ti ricordo
con i colori che avevi
nelle storie di mio padre
quando io, ancora piccolo,
ascoltavo attento le sue parole
che odoravano di tabacco.
Seduto sulle sue ginocchia
guardavo le sue dita nodose
macinare due mozziconi,
poi leccava una cartina
e si appoggiava
la sigaretta tra le labbra
che sembravano scorza di gelso.
Con la brace in una mano
faceva da richiamo alle lucciole
che io cercavo di catturare
correndo in mezzo all'aia
e finivo sempre tra le sue braccia
pronto a dondolarmi.
Nelle sere d'estate, appoggiato ad un masso,
iniziava a raccontare le solite storie
che girava e rigirava
per dar loro ogni volta un sapore diverso
e bastavano poche parole
per far volare la fantasia.
Quanti quadri ho dipinto
sul buio della notte
col pennello dell'immaginazione ...
Una sera, però, mi sembrava diverso:
con il volto assorto
e gli occhi chiusi
mi raccontava del mio domani ...
Ti guardo ora, luna sbiadita;
ma quanti anni trascorsi ...
Adesso, in mezzo all'aia,
sono rimasti appena un masso,
un paio di scarpe vecchie,
il lume delle lucciole
e l'odore ... l'odore di due mozziconi.

Attraverso i ricordi di un bambino l’Autore con estrema efficacia e maestria stilistica, ci fa “entrare” nella sua memoria e in un mondo che non esiste più.
La potenza poetica di questi versi scritti in dialetto è tale che anche in lingua italiana hanno la stessa valenza: quella di evocare e trasportarci quasi stessimo lì fisicamente in quel cortile a vedere la luna a sentire l’odore dei mozziconi di sigaretta.


2 ° PREMIO - Niccolò Andrea Lisetti - "OGNI Volta Che Scrivo"


ogni volta che scrivo
questo foglio di carta
si trasforma in uno specchio:
non posso far altro
che trascrivere gli occhi,
ricopiarmi le mani,
ricomporre l'intero volto,
fino a quando mi accorgo
che mi sto scrivendo addosso;
allora, scopro che la faccia cambia,
che sono io che la muto,
ma secondo linee che non conoscevo.
quando e successo?
quand'è che lo specchio
ha smesso di riflettermi?
quali luoghi mostra,
che la mia mano tanto asseconda?
quello che so,
è che mi scrivo e mi riscrivo,
non c'e poesia
che possa lasciarmi intatto;
le mie rinascite, aal sapore di sussurro,
della marea hanno l'andamento:
l'Inchiostro è la sua acqua
e quando si ritira,
sulla sabbia,
restano solo frasi
L’autore si interroga sul mistero della sua scrittura “non c’è poesia che possa lasciarmi intatto”.
Trovando svariate risposte, intense emozioni, ripensando il tutto dietro un velo di malinconia e attraverso figure o analisi anche feroci, l’enigmaticità del proprio destino.
“sulla sabbia restano solo frasi

3 ° PREMIO - Giorgio Bianchini"SI chiamava Giacomo "

Pestava con lena il martello.
Il ritmo dei colpi
avvolgeva gli affanni
assopiti dal profumo di calce.

Quel giorno
il ponteggio traballò
come la barca dei pescatori.

Gli occhi non riseropiù

Ha una stagione
il sole dei morti?

Era di sabato.
il mercato vicino:
le donne, i bimbi, i rumori
erano tutti lì sotto.

Giacomo è leggero,
sebra una nube.

Io grido "No, Giacomo,
non cadere, resta, aggrappati,
risali, presto, torna su! "

Il paradiso è in alto
e Giacomo sale.

S'alza, s'alza, s'alza ancora.

Passando sfiora la mia angoscia.
Non un verso, non un  sospiro.

Lo vidi cadere.
Lo vedo cadere.
Lo vedrò sempre cadere.

Giacomo si chiamava.

Era un muratore.

L’Autore con un buon ritmo ci porta nella cronaca quotidiana delle morti sul lavoro.
Fa riflettere il lettore usando le parole in maniera simbolica non dimenticando di essere poeta “Giacomo è leggero sembra una nube”
Riuscendo a essere essenziale ed incisivo senza finire mai nella retorica.
Svolgendo così uno dei ruoli che la poesia deve avere, quella di guardarsi intorno e veicolare le problematiche del lavoro e sociali. 

Premio Er Pupo - Poesia Satirica
Loredana Simonetti "La bbadante"


Piagne forte e disperata
e s'abbraccia 'sto vecchietto
già vestito e steso al letto.
Certo, è proprio affezzionata:

lo curava con amore
lo lavava, lo imboccava,
je faceva "m po' da schiava,
lo teneva 'no splendore!

'Sta Polacca è ita a Roma
pe trovasse 'n lavoretto:
ha assistito 'sto nonnetto
pure se c'ha 'm ber Diploma.

Quanto piagne 'sta ragazza;
la conzolo e provo a dire:
"Se l'anziani còi accudire,
devi fatte 'na corazza!"

L'occhi rossi, sconzolata
S'arza, e dice lentamente,
co la voce''m po'struggente:
"Posso? io telefonata?"

"Certo certo, chiama pure".
Parla piano, a voce bassa,
sotto a 'r peso de 'sta croce
e de tutte 'ste sciagure ....

"Sono adesso liberata,
se vuoi presto di mattina,
io pulisco tua cucina."
S'è ggià bella e sistemata!

Io la pago e la rispetto
ma sta qui pe 'lavorare:
m'ero illusa de comprare
sia il lavoro che l'affetto. 

Con amara ironia che è anche intrinseca nell’ uso del dialetto Romanesco, l’Autrice affronta le problematiche dei rapporti umani, legati al mondo degli anziani e del fenomeno sociale delle migrazioni femminili dai paesi dell’EST ai paesi dell’Ovest Europeo e descrive con semplicità, ma in maniera efficace la situazione odierna, di molte persone anziane sole e delle donne che le assistono, lontano dai loro affetti: sono solitudini che a volte si incontrano. L’autrice osserva e ci fa sorridere.

Premio M. T. Bignelli - Poesia d'Amore
Leo Losapio "2004/11/12"

Sei posata
su una linea
invisibile
flessibile
che intorno mi ruota
imprevedibile
e scorri
silenziosamente,
avvicini il mio volto
te ne discosti
dolcemente,
mi sfiori di baci
e ti soffermi nei pressi
osservandomi
tu,
nudità ideale.
Scarica è l'essenza
irrangiungibile
che c'accomuna
in brevi istanti 
d'intima contemplazione
e stabile scatena 
imminente
complice passione
inebriante.
Una limpida incantata poesia d’amore. Con la forza delle parole, il poeta, fissa istanti e sensazioni irripetibili e dirompenti come l’amore di cui scrive.

Premio G.E.T. - Poesia Ecologica - Alberto Nessi 
"Lettera all'uomo della Terra"

Perchè mi stupri spesso
Tu, Uomo del duemila
e sei così violento
con me, che Ti son madre?

Mi uccidi giornalmente
e mi avveleni sempre
qual fossi la matrigna
malvagia dei racconti
per bimbi del passato ...

Eppur ti do dimora,
Ti nutro, Ti disseto,
ristoro il corpo tuo
e la Tua mente stanca;

Ti sazio di bellezza,
Ti avvolgo di stupore,
Ti ho accolto con amore
fin dai Tuoi primi passi.

Vorrei farTI ricrescere,
ma il tempo si consuma:
lavora contro di noi
e sei così immaturo!

Speriamo che il futuro
ridoni a Te saggezza,
Sia gravido di senso
e Ti riporti indietro,
di nuovo, nel mistero
del fiume della vita,

O figlio delle stelle,
amato e poi temuto,
fra orrori e cose belle.

L’autore fa prendere coscienza ai lettori del rapporto tra l’uomo e la terra madre che oggi, purtroppo, spesso, troppo spesso, è fatto solo di profitto e bieco sfruttamento della risorse naturali.

Premio Speciale della Giuria
Rita Bompadre "Appunti di Viaggio "

Lungo le strade aperte dalle partenze
ti immagino ad ogni tuo cammino
giungere al cospetto di ogni pena
allontanando miserie oscure
in soffusi, dispersi itinerari di frontiera
con il passo felpato di chi ti segue
intorno alle direzioni deviate dalla bellezza e
rincorre mille chilometri di attraente autonomia.
Ma ogni luogo è solo dentro di te
mentre sorseggi amabili incandescenze e
ritrovi tra le nude pareti silenziose
di ogni rifugio estetico
la percezione avvolgente della vicinanza,
assorta, accanto ad ogni Café de la nuit ...

Attraverso parole altamente liriche e struggenti l’autore ci fa vivere in attesa di luoghi e persone che riconducono sempre alla bellezza della scrittura poetica.

Segnalazione: Andrea Lisetti Niccolò
"Ascolto le parole perdute"

Ascolta: la senti?
la pioggia passa sulle canne,
entra col suo ritmo da ipnosi:
sara facile, seguendone il corso,
ritrovarsi nel sogno, come portati dalla piena.
La pioggia che cade nel bosco
porta in grembo parole battenti,
Sempre vissute nel silenzio:
queste piccole,
sono quelle che non ho detto, 
povere mute, senza scelta,
che ho reso bocche senza lingua,
eppure, nonostante me,
la parola non teme il silenzio,
come un bimbo non teme un prato:  
più è grande, piu il suo gioco sarà grande.
parola muta, la pioggia ti ha dato una voce:
non è un parlare,
non è un silenzio,
ma fosse anche soltanto un mormorio 
di una preghiera che non si riesce a dire,
con una voce,
si chiama sempre qualcuno.

nel bosco,
ora  le foglie sembrano carta:
il vostro temporale, parole,
Le inzupperà di un'invisibile grafia,
prima di portarle sotto terra,
perché le parole perdute
non le può leggere nessuno

Ascolta: le senti?


LA Giuria: Enrico Mario Lazzarin, Maria Luisa Colombini, Donatella Moreschi.



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